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LA NUOVA CLASS ACTION IN ITALIA

AVV SILVIA LAZZERETTI & AVV STEFANIA MAVELLI  

INTERNACIONAL

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Il 19 maggio 2021 in Italia è entrata in vigore la nuova disciplina della class action, introdotta dalla Legge del 12 aprile 2019, n. 31 che sostituisce ed abroga la precedente disciplina che era contenuta nel Codice del Consumo, ampliandone portata ed applicazione.

L’avvio della nuova class action, che è stato rinviato varie volte dal legislatore,era indubbiamente molto atteso, per le novità che la nuova normativa apporta.

Innanzitutto, la class action può essere promossa da chiunque, quindi anche da imprese ed enti, a differenza della previgente disciplina che riservava l’azione di classe a consumatori ed utenti.

La novità più rilevante è che l’azione di classe può essere esperita per far valere pretese risarcitorie o restitutorie nei confronti di imprese e di gestori di servizi pubblici o di pubblica utilità concernenti la lesione di “diritti individuali omogenei”, ovvero i diritti della classe, derivanti da qualunque tipo di illecito contrattuale o extracontrattuale. Sono quindi venute meno le limitazioni previste dal Codice del Consumo che circoscrivevano l’applicazione dell’azione di classe ai soli rapporti di consumo, alla responsabilità del produttore ed alla tutela dei diritti lesi a causa di pratiche commerciali scorrette o di comportamenti anticoncorrenziali.  È quindi prevedibile che in futuro saranno promosse diverse class actions.

Tuttavia, possono essere oggetto di class action solo condotte successive alla sua entrata in vigore e fermo restando che i diritti individuali lesi dovranno essere qualificabili come omogenei.

Un’altra novità è rappresentata dalla possibilità di aderire alla class action (c.d. opt-in) anche dopo l’emissione della sentenza che accoglie l’azione e, difatti, i diritti di tutti gli aderenti (sia di quelli che hanno aderito prima della sentenza, sia di quelli che hanno aderito dopo) sono accertati nell’ambito di una apposita fase del procedimento denominata “procedura di adesione” successiva all’emissione della sentenza che accoglie l’azione che termina con l’emissione di un decreto che, se accoglie la domanda di adesione, condanna il resistente al pagamento delle somme o delle cose dovute agli aderenti con efficacia di titolo esecutivo.

È molto semplice venire a conoscenza dell’azione, aderirvi e monitorarla, dal momento che tutti gli atti ed i provvedimenti del giudizio sono pubblicati nel sito internet del Ministero della Giustizia.

La nuova normativa prevede infine la possibilità per chiunque vi abbia interesse di esperire un’azione inibitoria collettiva di atti e comportamenti posti in essere in pregiudizio di una pluralità di individui o enti volta ad ottenere l’ordine di cessazione o il divieto di reiterazione della condotta lesiva. Il procedimento è sostanzialmente il medesimo previsto per l’azione di classe “ordinaria”.

Con l’entrata in vigore della nuova disciplina, l’aspettativa era che la nuova class action sarebbe stata da molti utilizzata per promuovere le cosiddette e già nascenti Covid Litigations. Ad oggi però, forse anche a causa del fatto che le condotte che danno luogo alla class action devono essere successive al 19 maggio 2021, non si ha notizia di azioni di classe connesse all’emergenza sanitaria Covid-19. 

Dal sito del Ministero della Giustizia emerge che ad oggi è stata esperita soltanto un’unica azione inibitoria collettiva promossa nel luglio 2021 da organizzazioni sindacali dei lavoratori volta alla sospensione di una gara di appalto e alla non corretta contrattualizzazione dei lavoratori che però è stata estinta per cessazione della materia del contendere prima della pronuncia sulla richiesta inibitoria.

Risulta da fonti giornalistiche che associazioni dei consumatori vogliano promuovere un’azione di classe in relazione alla mancata manutenzione delle autostrade e pagamento dei pedaggi autostradali.

Come sopra accennato, vista l’ampia portata, è comunque prevedibile che l’azione di classe diventerà uno strumento sempre più utilizzato.